sabato 26 aprile 2014

La Vita Nova ... di Beatrice


Nove fiate già appresso lo mio nascimento, a li miei occhi apparve prima la gloriosa donna de la mia mente, la quale fu chiamata Beatrice.
Ella, dal principio del suo nono anno, apparve a me vestita di nobilissimo colore sanguigno.
In quello punto lo spirito animale, lo quale dimora ne l’alta camera ne la quale tutti li spiriti sensitivi portano le loro percezioni, e parlando spezialmente a li spiriti del viso, si disse queste parole: “ Apparuit iam beatitudo vestra.” 
D’allora innanzi dico che Amore signoreggiò la mia anima, la quale fu si tosto a lui disponsata, e cominciò a prendere sopra me tanta sicurtade e tanta signoria per la virtù che li dava la mia immaginazione, che mi convenia fare tutti li suoi piaceri compiutamente. 
Elli mi comandava molte volte che io cercasse per vedere questa giovanissima. 

Poi che erano compiuti li nove anni appresso l’apparimento soprascritto della gentile, avvenne che la mirabile donna apparve a me vestita di colore bianchissimo, in mezzo a due donne, le quali erano di più lunga etade, e passando per una via, volse li occhi verso quella parte ov’ io era e mi salutoe.
L’ora che lo suo dolcissimo salutare mi giunse, era fermamente nona di quello giorno; e però che quella fu la prima volta che le sue parole si mossero per venire a li miei orecchi, come inebriato mi partii verso di lei e le chiesi, con un umilissimo inchino e basciandole le mani, di poterla vedere secretamente. 
Ella mi confermò con li occhi suoi dolcissimi e con un sorriso mi sussurrò di definire il luogo e il giorno e l’ora con una delle due madonne con cui s’accompagnava.
Ella m’amava pertanto!
C’incontrammo nel giorno nono dal nostro incontro dopo la nona ora verso la completa presso una casupola di campagna di proprietà della gentilissima con la quale definii, e lì m’apparve come un angiolo, la mia Beatrice.
Era la notte nona dacché la sognai ignuda e ora io la potea veder in tutto lo suo splendore:
“O notte, 
che celi sotto il tuo velo bruno 
il mio sangue che pulsa 
ove l’amor per lei si fa più audace, 
fa che vinto ogni avanzo di vergogna
io possa prenderla 
con dolcezza
in un amplesso carico 
di quest’amor 
che ormai non m’abbandona.”
La mia Beatrice ed io ci amammo tutta la notte e poi, negli anni a venire, molte altre fiate ancora, finché ella non fue partita da questo secolo onde io tuttora lagrimando nella desolata cittade, scrivo “Ita n’è Beatrice.”

(E' per ciò che non ebbe motivo d' esser la "Comedia", perché fue detto di lei tutto quanto già scritto ne "La vita nova ... di Beatrice").



Ingredienti:

Dante Alighieri
Numero nove
Innamoramento
Beatrice
Casupola di campagna
Amore carnale tra Dante e Beatrice 


(Lucia Immordino - Durante Alighiero degli Alighieri, meglio conosciuto come  Dante Alighieri)